In montagna ci si saluta. Perchè si fa?

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La montagna quest’anno pare sia stata presa d’assalto vincendo il confronto col mare, forse anche a causa delle alte temperature delle ultime estati. Ma la montagna ha usi e costumi suoi e un “galateo” di altri tempi che non sempre le persone che la frequentano conoscono.

Non vi parlerò dell’orrore delle persone viste salire o scendere in sandali estivi, per non dire con i tacchi, sui sentieri più o meno facili. Stendiamo un velo pietoso su quelli che pensano che andare per sentieri sia la stessa cosa che essere in spiaggia.

un escursionista saluta lungo un sentieroCostoro, per giunta, spesso si mettono in pericolo e impongono operazioni di soccorso, anche pericolose per gli operatori e costose per la collettività. E’ banalmente il caso in cui debba intervenire l’elicottero in quota.

Parleremo di altro, di un uso antico che chi ama i sentieri conosce benissimo: il saluto in montagna.

E’ sempre affascinante per me vedere persone sconosciute che si incrociano e si scambino un saluto, in  un incrociarsi di lingue.

L’italiano “buongiorno” si scambia con lo snob “bonjourrrrrrs….” (strascicato ad hoc nella erre) , il secco teutonico “Morgen!” o scivola via sul più internazionale “Hi!”.

un escursionista pratica nordic walking su un sentiero di montagna

Già, potremmo partire da qui, da questa domanda che evidentemente molto ci dice sui nostri tempi.

La riposta parrebbe ovvia ma se ci si pone la domanda, evidentemente la risposta non è così scontata.
Salutarsi è la cosa più semplice e banale che due persone possono farse quando si vedono. E’ un gesto di buona educazione e di reciproco riconoscimento. Un uso un tempo banale e scontato, oggi spesso perso e trascurato.
Un saluto lubrifica le relazioni, oltre ad essere una modalità con cui attiriamo l’attenzione del nostro interlocutore (qualunque esso sia, a partire dal barista per il nostro espresso).
Salutiamo anche perfetti sconosciuti con cui non avremo interrelazioni, ad esempio nella sala d’attesa di uno studio medico. In questo caso forse vi è anche l’esigenza di farsi accogliere da un gruppo già formato che ci guarda mentre entriamo.
Altre volte il saluto è indice di appartenenza ad un gruppo: penso ai militari, ai motociclisti che incrociandosi sporgono la mano.
Nei piccoli paesini il saluto era ed è anche una forma di controllo sociale, di vigilanza di vicinato. Come si vede le idee di certuni sono antiche come il mondo!
Lo sconosciuto che entra in un luogo comune è salutato, è identificato, lascia una traccia di sé nella memoria.
Riprendiamo ed annodiamo i fili del discorso sul saluto, dando per scontato il motivo della buona educazione.
Andare per sentieri, camminare in montagna, è come entrare in un piccolo paesino con un senso di appartenenza: io cammino, tu cammini per sentieri, noi amiamo la montagna! E’ una condivisione di passioni e  valori, una unione nella fatica, nella bellezza, nella pace ritrovata.
Ma è anche molto altro

Le funzioni sociali del saluto in montagna

Quante cose possono annidarsi dietro un semplice saluto. Salutare è guardare, è soffermare lo sguardo sull’altra persona, è riconoscersi. E’ anche ricordo.
soccorso in montagna tra due escursionistiLa montagna è bella ma sa essere dura e spietata. In caso di bisogno, quel fugace incontro e saluto su un sentiero può dire molto.
Può essere per i soccorritori un indizio indispensabile su dove orientare le ricerche: “scendevo dalla capanna Regina Margherita e li ho incontrati a mezza costa“. Il ricordo di quel saluto ci può consentire di dare utili informazioni sull’abbigliamento e sull’equipaggiamento posseduto.
Un saluto come tacito accordo di mutuo soccorso, di “altruismo reciproco”.
Ma  aveva anche altre altre funzioni nella notte dei tempi. Pensiamo che molti dei sentieri che oggi frequentiamo per escursioni, un tempo erano le vie di collegamento tra posti lontani e talvolta luoghi d’informazione per il commercio.

E se pensiamo a questo, capiamo come fosse importante per i viandanti salutarsi anche per scambiarsi informazioni utili ai propri affari (quali beni era di moda in Savoia piuttosto che quali gabelle erano state imposte nel Ducato di Milano) o acquisire notizie sui rischi presenti lungo la strada (presenza di frane, ghiaccio, predoni) o sulla distanza ancora da percorrere per poter ferrare il cavallo o la soma con su le merci.

Oggi le domande e le informazioni che ci scambiamo sono diverse (“sale ancora molto?”, “manca molto al rifugio?”) ma un elemento è rimasto: il saluto che precede la domanda.

Il galateo in montagna

Esistono semplici norme di comportamento che chi va in montagna conosce e usa.

Oltre al saluto ne abbiamo altre.

In caso di incrocio di viandanti su un sentiero stretto, chi scende si sposta sul lato del fianco della montagna e lascia il passo, dà la precedenza a chi sale. E’ una forma di cortesia verso chi è impegnato nello sforzo dell’ascesa.

Se capita che un gruppo di escursionisti raggiunge uno che procede più lentamente camminando nella stessa direzione, chi ha intenzione di superare l’altro lo avvisa. In genere, chi è più lento, “cede il passo” lasciandosi superare. Dopo che ciò è avvenuto, chi ha sorpassato ringrazia dando appuntamento in vetta.

I rifiuti devono essere riportati a valle. Se è bello il panorama , lo è perchè non è costellato da una via lattea di fazzolettini e di altri ggetti che nulla c’entrano con la flora e la fauna del luogo.

I fiori sono parte di un ciclo naturale e di un eco sistema. Raccoglierli non ha senso. Nella migliore delle ipotesi giungeranno a valle ammosciati e finiranno in qualche libro. Fotografiamoli e teniamoci nella mente e nel cuore il ricordo.

Quando vediamo animali al pascolo, non disturbiamoli. Alcuni si sono abituati agli escursionisti, altri meno. A maggior ragione se vediamo animali selvatici, come caprioli o marmotte. Siamo noi che stiamo invadendo il loro mondo ed hanno tutto il diritto di stare in santa pace, perchè  a loro delle nostre foto e dei nostri selfie, per fortuna, non importa proprio nulla!

In conclusione

In montagna tutti affrontiamo la stessa fatica e godiamo della medesima bellezza che ci circonda, senza distinzioni di razze e lingua.

E quindi, tornando all’inizio della nostra chiacchierata, abbiamo scoperto che la domanda “perchè ci si saluta in montagna” era profondamente sbagliata.

La domanda giusta è “perchè mai non ci si dovrebbe salutare incontrandosi in montagna“.

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