West Nile Virus è presente in Italia. Cosa c’è da sapere

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Il West Nile Virus circola in Italia. Non è giusto fare allarmismi in un’estate che ricorderemo per i numerosi pizzichi delle zanzare ma è altrettanto opportuno informarsi e non trascurare la problematica.
Sono 173 i casi accertati e 20 i decessi verificatisi in Italia riconducibili a questa infezione.
L’andamento dei casi, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, è in linea con quelli monitorati a partire dal 2012.  La letalità media sarebbe del 15%.
Che cos’è il West Nile Virus?
Cartogramma generato da ECDC il 21 novembre 2024.

È una malattia infettiva trasmessa dalla zanzara, in genere quella del tipo Culex, che tutti conosciamo specie di notte. La zanzara tigre pare non veicoli tale virus.

Le zanzare si infettano pungendo gli uccelli e possono trasmettere il virus anche a cavalli e persone.

Il virus non si diffonde da persona a persona e da persona a zanzara.

La febbre West Nile è una malattia provocata dal virus West Nile, un virus isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, nel distretto West Nile (da cui prende il nome).

Qui accanto la diffusione in Europa. Occorre sapere che il virus è diffuso anche in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America.

 

Incubazione e sintomi

Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia in media fra 2 e 14 giorni.

La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei.

Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona.

Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave.

Diagnosi

La diagnosi viene prevalentemente effettuata attraverso test di laboratorio effettuati su siero e, dove indicato, su fluido cerebrospinale, per la ricerca di anticorpi del tipo IgM.

Questi anticorpi possono persistere per periodi anche molto lunghi nei soggetti malati (fino a un anno), pertanto la positività a questi test può indicare anche un’infezione pregressa. I campioni raccolti entro 8 giorni dall’insorgenza dei sintomi potrebbero risultare negativi, pertanto è consigliabile ripetere a distanza di tempo il test di laboratorio prima di escludere la malattia.

In alternativa la diagnosi può anche essere effettuata attraverso Pcr o coltura virale su campioni di siero e fluido cerebrospinale.

Prevenzione

Non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Attualmente sono allo studio dei vaccini, ma per il momento la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare.

Pertanto è consigliabile proteggersi dalle punture ed evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente:

  • usando repellenti e indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto
  • usando delle zanzariere alle finestre
  • svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori (per esempio i secchi) con acqua stagnante
  • cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali

Terapia e trattamento

Non esiste una terapia specifica per la febbre West Nile. Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita.

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